Renzo Baschera
Gruppo editoriale Armenia
L’uomo sarà chiuso in un’invisibile gabbia dorata

Le Centurie dell’Abate Ladino

Non è facile tracciare una biografia dell’ Abate Ladino, perché i dati certi che sono giunti fino a noi sono veramente pochi.

Di certo sappiamo che nel 1724 decise di rinunciare “ai piaceri della vita, per entrare in convento”. Essendo nato nell’anno in cui morì Innocenzo XI, cioè nel 1689, aveva quindi trentacinque anni: un’età piuttosto avanzata – almeno per quei tempi – per iniziare una nuova vita.

Ma questo complesso personaggio – che in convento scelse il nome di padre Girolamo – non si lasciò scoraggiare. Nel giro di pochi anni completò gli studi e tanta era la stima che si era meritata, da essere eletto abate del convento.

La sua natura ascetica, il desiderio di solitudine e di contemplazione, lo portarono ben presto a rinunciare al ruolo di abate, per ritirarsi in un eremo nelle Alpi Dolomitiche, poco lontano dal Sassolungo.

Per diversi anni visse in preghiera, cibandosi di radici, erbe e frutti selvatici.

I confratelli che salivano all’eremo, rimanevano affascinati dall’ atmosfera di profonda pace, di serenità, di gaudio che regnava attorno a padre Girolamo.

Ben presto s’iniziò a parlare di prodigi “che avvolgevano il Santo Eremita”.

Ed è in questo tempo che il carisma della preveggenza affiora nell’umiltà dell’eremo. E l’Abate Ladino – così chiamato per essere nato in una piccola località del Trentino dove la maggioranza etnica era ladina – iniziò a scrivere le Centurie profetiche, che comprendono un tempo che va dal 1740 al 2240, corrispondente all’anno Seimila del calendario ebraico.

Alla morte del veggente – avvenuta nel 1763 – le sue Centurie profetiche vennero per molto tempo dimenticate in qualche biblioteca conventuale. E solamente nella seconda metà dell’Ottocento ritornarono alla luce.

Ma la censura del tempo fece sparire dalla circolazione i messaggi, perché “i contenuti potevano fomentare disordini”. D’altra parte, il provvedimento era comprensibile, considerando che l’Abate Ladino profetizzava il collasso dell’impero austroungarico e l’Unità d’Italia.

Oggi, si stanno riscoprendo questi messaggi e, considerando i vaticinii esposti in rima, dove l’arcano s’intreccia con il mitologico, si potrebbe parlare di “Centurie del Nostradamus italiano”. Nessuno è in grado di stabilire se l’Abate Ladino era a conoscenza delle Centurie di Michel Notre-Dame. Possiamo solamente dire che leggendo i messaggi profetici dell’Abate Ladino si prova la stessa emozione di quando si leggono le quartine profetiche di Nostradamus.

Qui di seguito, vengono considerate solamente le Centurie riguardanti “il tempo delle acque amare”, che si riferisce presumibilmente al tempo che intercorre tra il 1950 e il 1995; e “il tempo della selvatica bufera”, dal 1996 al 2140.

Ad ogni Centuria segue una breve interpretazione, al fine di orientare i lettori in questi affascinanti, magici messaggi.

Il tempo delle acque amare

Dalle Centurie profetiche dell’Abate Ladino

 

CENTURIA LX

Del drago ferrigno e della gabbia dorata

Antica libertà violata, trova fioritura – nel tempo della decima fioritura.
Nel suo nome sorgeranno castelli – monumenti, colonne , archi e bordelli.
Tutto sarà sacro, se sarà bollato – da questo mostro consacrato.
Libertà sarà quella di assecondare il perfido gioco – di predatori, convertiti al fuoco.
L’uomo muoverà gambe e lingua beata, – ma sarà chiuso in una invisibile gabbia dorata.
Perché il drago ferrigno, dai mille occhi, – registrerà ogni respiro, ogni passar di cocchi.
E il serpente ferrigno tesserà la rete, – spogliando e spegnendo ogni sete.
Torneranno le Etèrie dell’antica storia, – ma la gabbia dorata rimarrà a memoria.
Il tuo nome? Non conta più. Sia l’uomo che l’animale, – avranno per nome un numerale.
L’occhio invisibile del drago ferrigno – pesa sul mondo come un macigno.

11. Ma il mondo è malato; tace – e s’inchina per un grano di pace.

12. Così, nel tempo dell’Austro Leone, – il mondo sarà una magna prigione.

13. Una Babele gigantesca, tra lampi e gabbie – dorate, tra illusioni e soffocate rabbie.

14. Dispensator di morte sorridente, – padrino di scienziati senza mete.

15. Il drago ferrigno sarà Erilo Trio, – dopo aver scatenato l’ira di Dio.

Dopo incertezze, violenze, dittature, il mondo si orienterà verso nuove forme di democrazia. Non è facile però stabilire, almeno oggi, che cosa il veggente volesse intendere per “decima mietitura”.

L’entusiasmo porterà a costruire opere positive (castelli, monumenti), tra le quali affioreranno però molte opere negative (bordelli).

Sembra di scorgere nel vaticinio la nascita di una nuova forma di dittatura, di schiavitù. La schiavitù, forse, dell’alta tecnologia.

La “gabbia dorata” potrebbe riguardare il codice fiscale, l’uomo ridotto a un numero, sempre controllato e sempre depredato.

L’alta tecnologia (il drago ferrigno), finirà per registrare ogni sospiro.

L’uomo avrà pertanto l’impressione di essere libero, mentre sarà più schiavo di quando era proibito parlare di libertà e di democrazia.

Il “serpente ferrigno” (sempre l’alta tecnologia) finirà per spegnere ogni entusiasmo. E questo avverrà nel momento in cui l’uomo capirà di essere solamente “un numero, nell’oceano dei numeri”.

Sorgeranno così “società segrete” (le Etèrie greche), allo scopo di difendere la dignità umana.

L’uomo dovrà difendersi da chi avrebbe dovuto difenderlo. Su questa strada, finirà per instaurarsi un regime di sfiducia e di terrore. Così, in tutti i Paesi industrializzati.

Nel tempo dell’Austro Leone (forse il predominio della Gran Bretagna e della Germania sull’Europa) il mondo sarà diventato una prigione. Ma la prigione sarà invisibile.

Su questa strada sarà ricostruita la Babele di un tempo. Si arriverà cioè alla confusione generale, al caos. E sarà il fallimento della scienza, che aveva considerato il problema solamente da una angolatura.

Poi si arriverà alla reazione. E sarà una reazione drammatica: Erilio, re di Preneste, dovette essere ucciso tre volte. Perché aveva tre anime (malvagie).

Centuria LXI

Del sole malato e della cocita landa

1. Il carro di Helio lucente, – da levante muterà la gran corsa.

L’auriga è la vecchia signora – -che stringe la morsa.
Nubi, color del Pitone, – sanguineranno nel cielo malato:
Frettolosi estati bucheranno l’inverno; – e la rosa si coglierà nel tempo nevato.
Lasciate Carmenta alla nera parola, – perché qui la terra appare dannata.
Oh Madre! Vedova dell’alloro – e dell’ appassita foglia condannata.
Fuoco e ghiaccio segneran la strada – alla quirina gente:
Nel tempo del sole malato – avrete il cerusico perdente.
E la tenera vita trafitta – soccombe per bocca silente.
Ricca di pane la penata casa, – ma dolorante e per velen morente.
Selenia, sul carro malato, – si fonde nel sangue Pitano.
Il mondo appare dorato – ma sotto la crosta è solo pantano.
Un pantano di sangue marcito, – che si copre con verbo lontano.
Sotto un cielo così vomitato, – rovinosa sarà la valanga.
E una sola sarà la stagione, – nella cocita landa.

Ci saranno grandi mutamenti nel cielo: Helios, dio del sole, finirà “per mutare la sua corsa”. E questo finirà per “fare stringere la morsa” alla “vecchia signora”, la morte.

Il veggente ci descrive “una malattia del sole”. E la prima fase di questa “malattia” potrebbe essere già in atto. Potrebbe cioè riguardare l’inquinamento atmosferico e le lesioni riportate dalle fasce di ozono.

Le nubi ricordano il Pitone: drago favoloso di smisurata grandezza che, secondo la mitologia, custodiva l’oracolo di Delfo.

Tutto sarà sconvolto. L’inverno vedrà fiorire le rose e l’estate scapperà frettolosamente, per ricomparire in un tempo che non sarà “il suo”. Insomma, avremo “grande confusione nei cieli” e grande confusione sulla terra.

E sarà inutile interrogare Carmenta, la sibilla, perché ogni uomo di buon senso (capace ancora di vedere e di sentire) si renderà conto che staranno maturando grandi cambiamenti.

E questo finirà per portare grande sofferenza tra gli uomini, gli animali e le piante. Il veggente, rivolgendosi alla Madre Terra, la definisce “vedova dell’alloro” quasi a voler indicare la “sofferenza di ogni espressione di vita”.

La delicata primavera e il dolce autunno rimarranno nella leggenda, perché rimarrà solamente il fuoco dell’estate e il ghiaccio dell’inverno.

E questo finirà per provocare malattie, che la medicina ufficiale non saprà curare. Il “cerusico” (chirurgo) sarà perdente.

Ci troviamo davanti a una “bocca silente”.

Nella casa dei padri (i Penati), non mancherà il pane. Continua pertanto “il benessere”. Ma una impalpabile nube velenosa finirà per avvolgere tutto, trasformando il pane in veleno.

Il mondo “appare dorato”. Ma se scaviamo un po’ troveremo il pantano: “un pantano di sangue marcito”.

La “valanga” conclude il veggente, sarà “rovinosa”. E qui, per “valanga” si potrebbero intendere le malattie provocate dal sole malato, perché “una sola sarà la stagione”, in quella terra che il veggente chiama “cocita landa”. E nella pianura di Cocito, il fiume dell’Averno, non si conoscevano che pianti e lamenti.

Il tempo delle acque amare – Parte seconda

Dalle Centurie profetiche dell’Abate Ladino

 

CENTURIA LXII

Dell’impero blasfemo e dell’isola verde

Sarà della storia il penultimo impero – blasfemo, sanguigno e odorante di cimitero.
Sorgerà sul primo braciere spento, – nel tempo in cui scarseggerà il pulmento.
E crollerà nel tempo in cui la croce – quirina porterà da levante la gran voce.
Memento homo!… Tutto marcisce, tutto muore; – tutto passa, seppur con dolore.
Accetta la storia, o uomo canuto, – e sotto il monte non rimpiangere il pupo.
Perché la vita è ridotta uno straccio – nel mondo che stringe il suo laccio.
La pace, Eirene, ormai l’ha scritta, – levando i torni dall’antica soffitta.
Ma nell’isola verde, felice, – sul mare agitato della gran meretrice.
Si festeggia l’ultima pace, – tra il mondo agitato e il mondo che tace.
Nefele cura la gran pulizia: – tra il sole e le stelle regna armonia.
Ecco: l’ulivo è arrivato sul trono beato, – e nella taberna fa casa il soldato.
Stige è placato, il viro è santo: – universopoli sorge d’incanto.
Il carro cammina senza ruote, – ma le botti del vino sono già vuote.
La legge del Sinai scende solenne, – pensando a una legge quasi perenne.
Ma sulle ceneri del morto impero – appare Tifone, col suo destriero..

Il “penultimo impero” potrebbe essere l’ex Unione Sovietica, il marxismo, simboleggiato dal colore “sanguigno”.

E difatti il marxismo che sorge “sul primo braciere spento”. Cioè quando finisce la prima guerra mondiale.

E poi crolla quando il pontefice (la croce quirina) viene da levante. Questo pontefice potrebbe essere Giovanni Paolo II, proveniente appunto da un Paese “a levante”.

L’uomo si era illuso che l’esperienza comunista avesse messo radici solide. Invece sulla terra tutto è destinato a marcire, a passare. E una realtà che bisogna imparare ad accettare.

Il crollo del regime sovietico non ha però risolto i grandi problemi. Anzi, finirà per crearne di nuovi. Perché la vita, nei Paesi dell’ex Urss, è “ridotta uno straccio”. Miseria, fame, violenza, si diffonderanno a macchia d’olio.

La pace dovrebbe essere una garanzia, perché viene siglata da Eirene (dea greca della pace). Ma la realtà è diversa.

Nell’isola verde (potrebbe trattarsi di una posizione geografica), si sta tramando. La “gran meretrice”, forse una frangia marxista, si agita. E finirà per coinvolgere ancora una volta il mondo in una guerra. Nefele (dea delle nubi) “cura la pulizia”. Subentra pertanto qualcosa che si riferisce all’ordine celeste, forse all’ordine naturale.

Sembra però che finisca per trionfare la pace. E l’aspirazione è quella di fare del mondo intero una grande città (Universopoli). Ma si fanno i conti senza l’oste. La scienza progredisce. Si sta delineando una grave carestia (le botti sono vuote).

Sarà in questo tempo che una nuova legge regolerà la vita degli uomini e delle nazioni.

Importante è l’ultimo vaticinio. Tifone, che appare sulle ceneri dell’ex Unione Sovietica, è un mostro favoloso dell’antichità. Aveva cento teste di drago.

E pertanto “una visione” inquietante.

 

CENTURIA LXIII

Dei sacerdoti di Babele e dell’Auri Sacra Fames

Nel tempio della lingua infetta, – i sacerdoti di Babele santa,
Incenseranno, salmodiando il turco, – l’ auro vitello, caudato sul quaranta.
Cupidigia nell’aria va volando – è sola del denaro la gran voce:
Venite! Venite a veder l’uomo di Tiche – come la civiltade l’ha messo in croce.
Ai piedi del calvario, il saracino – opera del verbo la gran fucina.
Qui si gonfia l’inganno secolare – con un’ arte orafa alquanto sopraffina.
Oh! Grandi sacerdoti di Babele, – adorni di potere gerusino:
Il vostro tempio rovinerà nel sesto, – tenetevi pur saldi al baldacchino!
E delle ragnatele di pazzia, – da voi tessute sulle rive dell’Acheronte,
Intrecciando la numerica quintilia – con drago bruno di Flegetonte;
Non rimarrà nulla. Sola, vagante, – vedrete la nuvola nera,
Che volteggia sul mar babilino – nell’ultima, tragica sera.
Sacerdoti di Babilonia, e soldati – di Esperia, di Illiria, di Pannonia e del Garlato,

14. Accenderanno la fiamma del rogo, – per distruggere l’ultimo Incitato,

15. Che di crine aveva il verbo, – ma orribil cupidigia avea sul palato.

“Auri sacra fames”, orribile cupidigia dell’oro (dal verso dell’Eneide III, 57). A questa rinnovata idolatria del potere e dei soldi, si aggiunge “la lingua infetta”, cioè l’inquinamento delle lingue (significativo è l’uso ormai costante delle parole inglesi, nella lingua italiana, per esprimere spesso concetti che sarebbero espressi meglio con la lingua nazionale).

Sullo sfondo c’è la confusione generale. Il trionfo di Babilonia. Sembra di trovarci davanti a uno spaccato dei nostri giorni.

Tiche, dea del destino e della fortuna, ha messo in croce la civiltà. L’uomo non conta più per le sue capacità personali, per le sue risorse.

Della situazione ne approfitta “il saracino”, gli arabi, i maomettani, che faranno dell’Italia “un’officina sperimentale” per la conquista dell’Europa.

I “grandi sacerdoti di Babele”, sono i politici, i grandi amministratori della cosa pubblica. Il “potere gerusino” è difatti il potere del senato (la Gerusia, di alcune città greche).

Il “tempio” della parola vuota, della parola-trappola, finirà per portare alla pazzia. Tutto rovinerà “nel sesto” (il sesto decennio del nuovo secolo?). Il clima sarà infernale, il veggente ricorda a questo proposito i fiumi infernali.

E qui merita una particolare considerazione “la nuvola nera”. Potrebbe trattarsi di una nube atomica, o comunque ad alta tossicità.

Questo avverrà mentre i “sacerdoti di Babele” e i soldati di Esperia (Italia), Illiria (la costa adriatica), Pannonia (regione sul Danubio) e Garlato (parte della Frigia?) accenderanno la fiamma.

Potrebbe trattarsi di una guerra. Una guerra “all’insegna della pazzia”, visto che il veggente ricorda Incitato, il cavallo che Caligola aveva nominato senatore.

Il vaticinio del messaggio 15° non è di facile interpretazione.

L’arcano si fonda sulla parola (intesa come trappola) e sull’avidità (la cupidigia).

 

CENTURIA LXIV

Delle sette vacche grasse e delle quattordici vacche magre

1. Alle nozze del re sprecone – con la regina Abbondanza

2. Il popol dell’Arcinia Silva – aprirà la gran danza.

3. Tempo sarà di vacche grasse, – in stalle dai muri cadenti.

4. Sette saran le sichee vacche – divoranti, dai ferrati denti.

5. E attorno a una montagna di ossa e pellame, – il popol intonerà il sicheo canto.

6. Ma la montagna di morte secca – avvolgerà il vero, sotto un gran manto;

7. Perché le vacche grasse saranno sette – mentre le vacche magre

8. Saran quattordici. E dall’ambrosia, – si passerà alle acque agre;

9. Sotto quel cielo bucato – che nessuno vuole vedere.

10. Le lune del nuovo trentesimo tempo – vedran l’abbondanza cadere.

11. Così, le quattordici vacche secchite – lasceranno un segno profondo.

12. Il quattordici sarà coronata Feralia – e nel sette troverete il re dell’inganno tondo.

13. Si gira del tempo l’antica ruota: – il saggio tranquillo si siede su scanno.

14. Per meditar sulla stramba via sichea, – perché sul Mille e ancor Mille, con affanno,

15. Lo spettro delle vacche rinsecchite, – tornerà col grande inganno.

Tempo di abbondanza. Ma sarà un’abbondanza solo apparente. Le vacche grasse, precisa il veggente, sono difatti in stalle “dai muri cadenti”. Questa danza di un illusorio benessere sarà iniziata dalla potente Germania (Arcinia Silva).

Il messaggio ha qui un riferimento biblico: il sogno del faraone, interpretato da Giuseppe. Il messaggio biblico parla però di sette vacche magre e sette vacche grasse. La profezia parla invece di sette vacche grasse (anni di benessere) e di quattordici vacche magre (anni di carestia). Gli anni di carestia saranno pertanto il doppio degli anni di abbondanza.

Alla fine degli anni di abbondanza, l’uomo si troverà assediato da montagne di ossa e pellame. Si troverà cioè avvolto dagli inquinamenti, che renderanno la vita sempre più difficile.

Sembra di capire che il passaggio dall’abbondanza alla carestia sarà rapido, traumatizzante. Si passa dall’ambrosia (la bevanda degli dei.) alle acque agre (le acque avvelenate). E questo finirà per provocare disordini, conflitti, malessere generale.

Il “cielo bucato” potrebbe indicare le fasce di ozono compromesse dagli inquinamenti.

Tutto questo avverrà nel “trentesimo tempo”. Potrebbe riguardare il 2030. O un tempo molto vicino.

Non ci sono dubbi: il tempo della carestia lascerà sulla terra un segno profondo.

Il 12° vaticinio è di difficile interpretazione, anche perché il quattordici e il sette non hanno probabilmente un riferimento al tempo terrestre. E da considerare però Feralia (festa in onore dei morti, che si celebrava a Roma il 21 febbraio) e il “re dell’inganno”. Il vaticinio pertanto è nefasto.

Infine, se consideriamo il “Mille e ancor Mille”, e la tragedia, iniziata con l’abbondanza e il consumismo sfrenato, il tempo riguarda la nostra generazione. Una generazione che lascerà ai posteri “una montagna di ossa e pellame”.

Il tempo delle acque amare Parte terza

Dalle Centurie profetiche dell’Abate Ladino

 

Centuria LXV

Della seconda bestia e della sua agonia

La bestia è malata, la bestia è segnata: – la bestia è stregata e di libio sudor segnata.
Il mondo di Creso è in piena agonia, – ma il rantolo in spelonca è una dolce melodia.
Lampi in novo castello, tuoni e saette, – l’arco si spegne sul tempo del sette.
Pianto di cielo, tremore di terra; – popoli erranti, mordon civile la guerra.
Babilonia, la grande, regna solenne: – crolla il castello che sembrava perenne.
Tuoni e saette giran sul volto, – Creso e Sicheo sono in consulto.
Trema corona, trema la tiara, – tutto è nascosto nell’ombra di Sara.
Gira la storia, la fame è dorata, – e la dorata fame è ingabbiata.
Tealmo, ferrigno uomo dorato, – nel nuovo non conta più di un ducato.
Le chiese cresate, smarrite. Hydraser il mago, – piangon. E il singulto fa eco nel mondo del lago.
Sembra la fine: la bestia, in mesta agonia, – varca i cancelli della grande pazzia.
Fame, peste, lacrime et bello: – sembra l’ora del sicheo macello.
Ma il gran consulto mette il rattoppo, – il nuovo Creso sarà però zoppo.
La legge è cambiata. Ma è sempre ferrigna: – segnati son molti dall’ape regina.
Serpago, in pallore riprende la via: – ma è scritto che il pruno brucerà sicheria.

La “seconda bestia” potrebbe essere il capitalismo che, dopo la caduta dell’Unione Sovietica, finirà per entrare in profonda crisi.

Il messaggio profetico ci dice che il suo destino è ormai segnato. Creso – ultimo re della Lidia, famoso per le sue ricchezze – qui simboleggia il profitto esasperato del capitalismo.

Il “tempo del sette” potrebbe essere un simbolo. Ma potrebbe anche avere riferimento a una data. Per esempio: 2023 (2+2+3 = 7).

Sarà questo il tempo delle grandi emigrazioni. Popoli erranti, soprattutto africani, invaderanno la vecchia Europa. E questo porterà a un’incredibile confusione di lingue e di razze. Su questa strada, si arriverà all’ingovernabilità.

Siamo alle porte di una nuova Babilonia. Vacilleranno le democrazie. Crollerà il castello delle leggi che hanno amministrato i popoli. I “sacerdoti del capitalismo”, a questo punto, saranno terrorizzati. Si consulteranno, mentre sta crollando il vecchio mondo.

Il tempo di questa catarsi è nascosto in un personaggio biblico: Sara, la moglie di Abramo. Forse, c’è un riferimento all’età biblica di questo personaggio: 127 anni.

I soliti imbonitori cercheranno di capovolgere con le parole il quadro. Ma finisce per entrare in crisi anche l’alta tecnologia. Tealmo (probabilmente l’anagramma di un personaggio che conta) cade in disgrazia.

Anche la chiesa, che ha “cullato” il capitalismo per secoli, finirà per entrare in crisi, assieme con tutto il sistema. E il pianto arriverà nel “mondo del lago”. Forse, a Ginevra.

La crisi è profonda. C’è fame, malattie, dolori e guerra. All’ultimo momento viene messo però un rattoppo al vecchio sistema, che proseguirà ancora per qualche tempo. Ma zoppicando. Dopo la baldoria, viene incentivato il risparmio.

 

Centuria LXVI

Dell ‘uomo uccello e dell’uccello uomo

Dragosa è la vita, dragosa è la speme: – lavora il telaio sul domino seme.
Angeli e falchi sorvolano il cielo – e sul grande telaio, Hydraser stende il suo velo.
La notte è profonda, ma il sole si vede, – si cala in abisso, ma di salir si crede.
L’uomo dragoso, la falce avrà senza lama, – e s’illuderà di aver vinto la Gran Dama.
Scoprirà il bastone fatto di luce – e il raggio bagnato che tutto cuce.
Spenta è la Pirra la voce santa, – perché il mondo intero la dragosa canta.
Non chelidonia, ma lacrimonia è in festa – e su questa strada Diche, ha perso la testa.
Tutto qui cambia: dal mare dragosa – finirà per cambiare ogni cosa.
Vedrete l’uccello fare gran conti; – vedrete l’uomo volare sui monti.
Vedrete sul melo crescere il grano, – vedrete in palazzo gran villano.
Vedrete l’uomo di vetro vestito, – vedrete il cielo toccare col dito.
Si macina sole nell’era beata, – perché qui si mangia farina dorata.
La terra dei padri appar azzurrina, – e verde si scopre la secca farina.
Nel mare la barca si muove solare: – nel cielo Iperione ho visto volare.
Il tempo è maturo: sulla doppia collina – dragosa in corona diventa regina.

Tutto cambia. E cambia rapidamente: l’uomo diventa uccello e l’uccello uomo. La macchina (dragosa) è sempre più sofisticata. L’alta tecnologia cambia i ritmi della vita.

Aerei supersonici (falchi) sorvolano il cielo. Ma tra questi ci sono anche esseri intelligenti”, che provengono forse dallo spazio. Angeli e macchine “si dividono” il cielo.

Per questo, forse, c’è una grande tensione. Tutto è sconvolto. E ne risente anche la natura. L’uomo dragoso, cioè l’uomo che diventa un corpo unico con la macchina, finirà per illudersi di avere vinto anche la morte.

Grandi saranno le scoperte della scienza. Il “bastone fatto di luce” potrebbe essere il raggio della morte.

E in questa girandola di presunzione e di pazzia, si perderanno i valori fondamentali della vita.

La voce di Pirra (la più virtuosa delle donne) si spegne. Si spegne quindi l’intimità del focolare domestico.

Rimane solamente la macchina a dominare la vita dell’uomo.

Langue la tradizione. La festa primaverile delle rondini (Chelidonia) non c’è più.

La natura piange (lacrimonia), mentre Diche (dea della giustizia) impazzisce.

Quello che preoccupa maggiormente è il sovvertimento della natura, perché arriverà il giorno in cui si vedrà sul melo crescere il grano.

E poi “si macinerà il sole”. Qui abbiamo un riferimento all’energia atomica, che avrà un peso determinante nel futuro dell’umanità.

Le navi, gli aerei, le macchine, si muoveranno con l’energia atomica. Iperione (dio del sole) potrebbe qui indicare il trionfo, in assoluto, dell’alta tecnologia e dell’energia atomica.

Alla fine, la macchina dominerà l’uomo. Sarà coronata regina della terra (la doppia collina).

La conclusione della storia sarà tragica: non sarà più la macchina a “servire l’uomo”, ma l’uomo diverrà schiavo della macchina e dell’alta tecnologia.

 

CENTURIA LX VII

Dei sette angeli e dei sette demoni

1. Verrà dal Levantino il bianco Salvatore – con segno di bilancia, e un gran cuore.

2. E nel tempo della stella avvicinata, – dalla Boezia giungerà l’angelica brigata.

3. Fiori. Fiori gettate sull’Angelo segnato dal caprone, – con rose e stelle sul groppone.

4. Ma quando giungerà sul trono vitellino – l’angelo chiamato 747, brindate con gran vino

5. Perché alata sarà la gioia e la letizia, – con l’Angel della Galizia.

6. Mai cambierà le ali, l’illirico Signore, – segnando le contrade con celestiale amore.

E l’angelo lucano, toccato da favonio, – cederà il passo al rudus demonio.
Tempo del passo doppio, per l’escube malandrino: – sta lavorando il bove al telaio luciferino.
Avanza la gran popa, vestita in plinteria: – il demone è festoso e impone l’allegria.
Sul decimo sacello, segnato dalla vite, – nel segno di Augusto, si placa la gran lite.
Oh! Demone quirino, segnato sulla fronte, – di pitonesca guerra sarai tu la fonte.
Poi troverete il nero, all’alba serotina, – quando non canterà il gallo, ma la piccola gallina.
Segnato sulla mano, il demone guerriero, – farà del mondo vecchio un gran cimitero:
Radice maledetta, di pitonesca sorte, – la luna castellina vi condurrà a morte.
Il demone dei demoni sarà in Ettesario, – vestito di broccato, a forma di sudario.

Il messaggio traccia un affresco di quattordici personaggi “che contano”.

Sette sono angeli e sette sono demoni. Ma non sarà sempre facile distinguere i demoni perché avranno spesso l’astuzia di presentarsi “vestiti da Angeli”.

Il primo di questi personaggi verrà da Levante, vestirà di bianco e porterà come simbolo la bilancia, simbolo di giustizia, di equilibrio.

Potrebbe trattarsi di papa Woytila. E, sempre in questo periodo (il tempo delle comete), giungerà “l’angelica brigata”, dove troveremo “l’Angelo segnato dal caprone”.

L’angelo “chiamato 747” è un arcano e dovrebbe avviare la purificazione dell’uomo e della chiesa. Il vitello (trono vitellino) simboleggia difatti l’offerta sacrificale.

Un Angelo verrà poi dalla Galizia, dalla Spagna. E uno ancora verrà dalle coste dell’Adriatico.

L’ultimo Angelo verrà infine dalla Lucania, ma dovrà cedere il passo al “rudus demonio”; un demonio che trascina macerie e ruderi. Un simbolo di distruzione.

Inizia così il tempo dei demoni, durante il quale sarà perfezionato il “telaio luciferino”: una ragnatela demoniaca. Avanza, assieme con il demone, la “gran popa”, simbolo di morte.

Ma la tragica realtà, porterà la maschera dell’allegria.

Il “decimo sacello” nasconde, probabilmente, l’indicazione di un tempo terrestre. Potrebbe trattarsi del 2010. Sarà allora che si manifesterà il “demone quirino, segnato sulla fronte”. Si tratterà di un personaggio romano, o comunque di origine romana.

A questo succederà “il nero”, nel tempo in cui la civiltà occidentale sarà gravemente umiliata. Il “canto della piccola gallina” vuole probabilmente indicare il decadimento occidentale.

Il “demone guerriero, che porterà sulla mano” i segni della guerra, farà “del mondo vecchio un grande cimitero”. L’Europa intera sarà un campo di battaglia.

Non è facile dare oggi un’interpretazione alla “luna castellina”. Potrebbe riguardare il potere del denaro (il castello).

La successione diabolica non finisce qui. Il “grande maleficio” comparirà in veste regale (broccato) e si manifesterà “nel mistero dei sette” (2077?.). Ma la sua veste si trasformerà ben presto in un sudario.

Il tempo delle acque amare Parte quarta

Dalle Centurie profetiche dell’Abate Ladino

 

Centuria LXVIII

Del Babilo cuore e dell’ulivo seccato

Batte in Euro casa, Babilo cuore, – nel tempo in cui crocifisso sarà l’amore.
Cuor di mercanti, cuor di balivi. – Guardate: stan seccando gli ultimi ulivi.
Hydraser bilancia, su ara dorata, – dai figli bastardi sarà adorata.
Unico carro, unica storia, – e unica sarà la grande baldoria.
Perché nel tempo del carro trio, – il mondo intero pagherà gran fio!
Griridano i muri parole di Popa, – e la voce di doma è sempre più fioca.
Gridano i savi dell’eremo Scario, – segnando col dito il vuoto sacrario.
Ma l’amor di mercante batte sul rame: – è qui che s’intrecciano fosche trame.
Carpe diem, nel sole velato; – quel che rimane è tutto donato.
Cento campane diffondon voce mesta. – Ma il gran balivo parla di festa.
La festa di Babilo, cuor di Sicheo, – che tutto coinvolge nell’unno torneo.
Ma l’ora è fatale, nel giorno dell’humo: – è qui che il mercante andrà in fumo.
Pannonia sconvolta, ricuce la toppa, – ma la gran merlatura è ormai tutta rotta.
Cadono i merli del segnato castello, e cadono tutti sull’ antico avello.
Sarà nel quinto tempo del Gran Risorto, – che il mostro Babilo sarà dichiarato morto.

L’ “Euro casa” potrebbe essere la Comunità Europea, che sorge appunto nel cuore dell’Europa, nel Belgio e nel Lussemburgo. E questo il tempo dei mercanti. Si pensa solamente all’aspetto economico della vita. I sentimenti, la famiglia, la vita interiore, passeranno in second’ordine.

Tutti saranno coinvolti nella grande adorazione del vitello d’oro, e non si accorgeranno che “stan seccando gli ultimi ulivi”. La pace sta agonizzando. Il capitalismo (Hydraser) troverà nel “Babilo cuore” il suo altare. E sarà adorato.

Il “carro trio” vuole forse simboleggiare le tre maggiori potenze della Comunità: Germania, Gran Bretagna e Francia. Questo “sodalizio di mercanti” farà pagare al mondo intero “gran fio”, grande punizione, castigo. Sorgerà una reazione alla “legge dei mercanti”. E i muri delle case saranno segnati dalla morte.

Alla fine, anche i Savi si ribelleranno, perché starà avanzando una grande carestia. L’ “eremo Scario” non ha oggi un’interpretazione. Potrebbe trattarsi di una organizzazione mondiale che verrà in soccorso alla Comunità Europea, al fine di evitarne il crollo completo e definitiVO.

E bene approfittare del giorno (carpe diem), perché il “sole velato” (avvelenato) porterà sulla terra la morte. Il tempo che rimane “è tutto donato”. L’inganno appare nella “voce mesta” delle campane e nella “festa” del “gran balivo”. C’è una sofferenza nascosta.

Non sottovalutiamo “l’unno torneo”, cioè la Germania, che finirà per approfittare del crollo della Comunità Europea, per “rilanciare le sue aspirazioni imperiali”. Interviene però qualcosa (forse si tratta di forze naturali che tendono a riequilibrare la sconvolta natura). E il disegno dell’unno non potrà essere completato.

La Pannonia è sconvolta (l’Europa centrale). I merli del castello (dei mercanti) cadono miseramente.

Finisce il sogno della Comunità Europea.

Ciò avverrà nel “quinto tempo del Gran Risorto”. E questo un messaggio che al momento attuale non ha un’interpretazione. Forse è da mettere in relazione con il cinque (quinto) e l’età di Cristo (trentatré anni).

 

CENTURIA LXIX

Della luna, delle stelle e delle angeliche voci

Mani terrose si alzano al cielo, – violando d’Iperion il serto.
E Selenia, dea violata da Apollo, – presenta il morto deserto.
Fermate il bianco pilento, – bruciate i sogni beati:
Inizia il tempo del falco impazzito – che sorvola Nefele e non più i prati.
Di serpente in serpente il ferrigno – tesse la trama;
E la statua sognata finisce – nel porto della Gran Dama.
Qui, le stelle sovrane, – come liberi uccelli in cielo,
Di gabbia spezzan le reti – e tesseran del tempo nuovo velo.
Il nome doppiato del Santo Pio – sarà vestito di angeliche voci;
Ma nel tempo del sordo pagano, – la chiesa avrà perso le croci.
La voce dell’Angelo Santo – qui si spegne in nuda foresta.
Impazzita è la strada del viro, – scordando che di Dragon, nulla resta.
In domo Nefele, Laverna è sovrana: – dell’Angelus, la voce si è fatta pagana.
Rotta è la luna, in cupa stellata, – nel ballo si è persa la croce nostrana.
Cuor dolorante: la chiesa è un rovaio, – tace del gregge l’antica campana.

Il messaggio inizia con un gesto di disperazione: le mani alzate al cielo. Iperione, l’antico nome del dio sole, sta diventando nemico della Terra. E Selenia (Selena, dea lunare) “svela” il suo morto deserto.

Il messaggio si riferisce alla conquista lunare. Il veggente consiglia di frenare la corsa alle ricerche spaziali. Il “pilento” (carrozza usata dalle monache romane) vuole qui rappresentare la “navicella spaziale”. E questo perché sta iniziando il tempo “del falco impazzito”, che sorvola Nefele (dea delle nubi).

Si preparano eventi nefasti, nel campo della ricerca spaziale. Il cielo sta diventando nemico degli uomini. E questo, mentre l’alta tecnologia realizza mezzi sempre più sofisticati per l’esplorazione.

La “statua sognata” simboleggia, forse, la conquista dello spazio; ma il sogno finisce “nel porto della Gran Dama”, cioè della morte. Le stelle “riprendono” la loro libertà. E non accettano più l’avvicinamento dei terrestri.

Sulla terra, la scienza sta accumulando una serie d’insuccessi. Ma l’uomo non sa aprire gli occhi, dinanzi alla realtà. Per questo, quando il nome del “Santo Pio” (cioè del pontefice) sarà “doppiato” (ciò che è avvenuto la prima volta con Giovanni Paolo I) l’uomo sarà “avvertito” da angeliche voci.

E qui sembra di cogliere i messaggi mariani, che dal tempo di Fatima si sono rinnovati con una certa insistenza. In questo contesto di neo-paganesimo, la chiesa “ha perso le croci”. E diventata cioè una pedina del sistema.

“L’Angelo Santo” potrebbe indicare un veggente, un personaggio carismatico di grande risonanza. Sarà questo personaggio che “si spegne in nuda foresta”.

L’alta tecnologia, il potere dell’oro e del petrolio, finiranno per portare alla pazzia. Laverna (dea romana dei ladri) è sovrana. E regna sul mondo “nuovamente” pagano.

“Tace l’antica campana”, la fede semplice, genuina del popolo.

 

CENTURIA LXX

Della resurrezione di Caino e delle piazze insanguinate

1. Nel tempo della guerra cancellata, – oltre il fuoco del Santo Lino,

2. Vedrete passare sulla terra – l’ombra fosca di fratel Caino.

3. Le stelle sanguineranno sulle corone. – Sanguinerà la legge sulle piazze.

4. E molte saranno le pietre antiche, – segnate dal sangue a larghe chiazze

5. Caino vuole bruciare la casa – dei vecchi, per insediare il nuovo.

6. Ma un mostro di natura truffaldina, – sta per nascere dall’antico uovo.

7. Sarà una rosa, sarà una ghianda, – sarà una falce o un braciere.

8. La mela è marcia, la parola è falsa, – tutto è un rovaio nel gran paniere.

9. Scorre e scorre, sul mondo sonnecchioso – sangue di corona e sangue di legge.

10. Rinnovando dell’aquila la storia – che alla fine ha bruciato il gregge.

11. Epinicio sarà segnato da doppio segno, – quando sanguineran gli uccelli e i pesci ferrosi.

12. E doppio sarà di giubilo il sangue – nei giorni della fine dolorosi.

13. Il nome della pace bianca – vedrà i cieli foschi e ancor rugosi.

14. Solenne sarà il tempo della luna – segnata da quell’ombra solitaria.

15. Il mondo è un cimitero in festa: la vecchia antica è già nell’aria.

L’umanità vive un tempo di pace. O meglio, s’illude che sul mondo ci sia la pace.

E interessante notare l’accostamento del “fuoco” al “Santo Lino”, cioè alla Sindone, custodita nel duomo di Torino. E questo un vaticinio sulla recente tragedia.

Sarà in questo tempo che sulla terra passerà “l’ombra fosca di fratel Caino”. Tradimenti, sangue, lotte fratricide. Molte piazze “sanguineranno”. L’inizio della guerriglia potrebbe partire dai popoli slavi.

Si assisterà a una lotta senza tregua tra i conservatori delle tradizioni e i rinnovatori. Di queste tensioni, di questo disordine, approfitterà “un mostro”. E qui vengono elencati alcuni simboli di questo “mostro”: la rosa, la falce o il braciere (la fiamma, il fuoco), che potrebbero essere anche simboli di partiti politici.

La mela (la terra) è marcia. Alla corruzione si aggiunge la violenza. Gravi fatti di sangue coinvolgeranno uomini di stato e uomini di legge.

Alla fine, spunterà ancora “l’uomo forte”. L’uomo capace di fare pulizia. Ma l’uomo forte avrà un costo, che sarà pagato da tutta la società. Si rinnoverà la storia dell’aquila e della gloria. E qui il veggente ricorda le Epinici (Epinicio), le feste in onore del vincitore, lasciando intendere appunto che ci sarà “l’uomo forte”. L’uomo capace di vincere.

La “pace bianca” potrebbe indicare un periodo di tregua. Un periodo di pace, di serenità. Ma il cielo rimarrà sempre “minaccioso, fosco”.

Il “tempo della luna” potrebbe invece indicare la ripresa delle ricerche spaziali e “l’insediamento” dell’uomo sulla luna.

Significativo è l’ultimo vaticinio: “Il mondo è un cimitero in festa”. C’è una tragedia che non si vede. I popoli sono in festa, ma “la vecchia antica”, la morte, è già nell’aria.

 

CENTURIA LXXI

Della notte di Tholmai e dell’annunciata catarsi

Avverrà la trista historia, – quando il libro non avrà più gloria.
E quando il serpente di Lucifero nato, – darà gran luce sul vuoto sagrato.
Sarà la notte della farina: – sarà la notte di Libitina.
Sarà la notte del quarto cavallo, – sarà la notte del perfido gallo.
Del Mundio la sfida, del censo la spada: – Eridio in Popa farà gran strada.
Quando Demetra il grano raccoglie – e Gea madre non avrà più le doglie,
Le stelle rotonde, rompono il velo, – e tornano nel libero cielo.
Ecco la notte di Tholmai segnato: – ecco la notte del Gran Rinato.
La voce ottomana grida in Galizia. – Moravia e sassonia oltraggino Pizia.
Le spade incrociate, in Flege et Angue: – a mezzanotte scorre gran sangue.
Con l’Angelus pio, la spada ora tace – e cade sul rudere, la ruvida pace.
Astiage in lacrima sciolta, – è roncata del cielo la volta.
Poi, lavata la spada sanguigna, – dal delubro si passa alla vigna.
La domina giostra è finita; – è il massaro che regge la vita.
E sul ponte Erula voce – di Cun-Hardo segna la croce.

La “trista historia” dovrebbe avere per protagonista un alto personaggio della chiesa. Un personaggio che finirà per allontanare molti fedeli. Il veggente parla difatti di “vuoto sagrato”.

Questa “storia” culminerà in una tragica notte: la “notte del quarto cavallo”, la notte di Tholmai.

Tutti i simboli, assieme con Libitina, lasciano scorgere l’inizio della catarsi. Della distruzione, per ritrovare una vita a misura d’uomo.

La “sfida” partirà dal “mundio” (l’antico diritto germanico che riconosceva al capofamiglia il diritto assoluto sui componenti il nucleo familiare).

Esploderà pertanto “la rabbia del popolo”. E la scintilla si potrebbe avere nella valle padana (Eridio). Qui, la Popa (l’aiutante sacerdotale, nei sacrifici), farà strada.

Nel tempo in cui si raccoglierà il grano, avverrà gran turbamento nella terra (Gea). E nel cielo.

Turbamento della natura e turbamento degli uomini. Il vaticinio riguardante le stelle che ritornano nel “libero cielo”, potrebbe riguardare gli Stati Uniti d’America, destinati a fare la stessa fine dell’Unione Sovietica: si “sgretoleranno” nel giro di una notte.

E qui abbiamo la “notte di Tholmai”. Si tratta di un messaggio alquanto ermetico. Potrebbe indicare il nome di un personaggio (Tommaso?) ma potrebbe anche avere riferimenti geografici o storici.

Sappiamo solo che, durante questa notte “morirà qualcosa di grande e nascerà qualcosa di grande”. Avverrà insomma un cambiamento profondo, radicale. Un cambiamento annunciato da Pizia (sacerdotessa che proferiva gli oracoli, a Delfo).

Sul sangue versato (fraterno?), piangono anche i re (Astiage, ultimo re della Media). Ma il tempo per riprendersi è breve. Si lava pertanto la spada e si ritorna a coltivare la terra (vigna).

I tempi saranno nuovi. E questa volta sarà il massaro (amministratore agricolo) a “reggere la vita”.

I “barbari” (Eruli, di stirpe germanica) detteranno nuova legge. Mentre un personaggio misterioso (Cun-Hardo) porterà la “nuova croce”. Forse rinnoverà la chiesa.

Fonti:
http://www.escatologia.biz/baschera_prmondo_abladino01.htm
http://www.escatologia.biz/baschera_prmondo_abladino02.htm
http://www.escatologia.biz/baschera_prmondo_abladino03.htm
http://www.escatologia.biz/baschera_prmondo_abladino04.htm


 

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