Sviluppata una nuova nanoparticella in grado di colpire selettivamente e con alti tassi di successo le cellule tumorali del melanoma. A realizzarla è stato un gruppo di ricercatori dell’Università della California a Santa Cruz e dell’Università del Texas.

I nuovi nanoproiettili cavi sono stati presentati in occasione del 237esimo meeting dell’American Chemical Society. Si tratta di una piccolissima sfera cava d’oro contenente un frammento di proteina capace di dirigersi direttamente alle cellule malate, evitando quelle sane. La proteina utilizzata è infatti un recettore abbondante in questo tipo di cancro e conferisce alle sfere la capacita’ di individuare i “bersagli”. Una volta all’interno del cancro, le nanoparticelle vengono colpite con radiazioni (nel vicino infrarosso, che penetrano profondamente attraverso la superficie della pelle), si scaldano e bruciano la cellula malata. “In pratica, è come far cuocere una cellula cancerosa in acqua bollente. Più calore generano le nanosfere e più efficace è il sistema”, ha spiegato Jin Zhang, uno degli autori dello studio.

Finora il nuovo tipo di nanoparticella è stato sperimentato sui topolini e dai primi risultati sembrano otto volte più efficaci delle nanosfere piene che non contengono proteine. Questo tipo di terapia viene considerata dai ricercatori una variante della fototerapia (o ablazione fototermica), un trattamento in cui sono usati impulsi laser per bruciare le cellule malate in casi di tumori superficiali, ma che necessità di precisione e di un attento controllo della durata e dell’intensità, perché il laser può distruggere anche le cellule sane. I ricercatori ora sanno che è possibile migliorare di molto questa tecnica utilizzando un materiale che assorbe la luce, come una nanoparticella di metallo portata all’interno del tumore. Negli anni sono stati testati vari tipi di nanoparticelle, cercando la migliore combinazione tra forma e materiale.

La soluzione trovata dai ricercatori, utilizzando nanogusci d’oro dello spessore che va da 30 a 50 nanometri di diametro, sembra finora la più promettente per l’elevata capacità di assorbimento nella regione del vicino infrarosso, per le piccolissime dimensioni e per la forma sferica, perfetta per penetrare all’interno delle cellule. L’ultimo passo è stato inserire nel guscio il recettore, conferendo alle nanoparticelle la capacità di individuare le cellule target della terapia. Il prossimo passo sarà quello di sperimentare la tecnica sugli esseri umani.

Fonte (2 pagine): http://www.italiasalute.it

 


 

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